Cronaca |

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Appalti e mazzette, gran parte dell'inchiesta trasferita a Palermo

Appalti e mazzette, gran parte dell'inchiesta trasferita a Palermo

Il recente scossone del trasferimento delle carte

da Agrigento a Palermo, disposto dal Tribunale del Riesame, ha già prodotto un sostanzioso ridimensionamento dell'inchiesta su "appalti e mazzette", aperta lo scorso mese di maggio dal procuratore capo della città dei Templi Giovanni Di Leo. Quattro delle cinque persone finite agli arresti domiciliari dopo l'operazione condotta dalla squadra mobile sono tornate in libertà. Resta ai domiciliari solo Sebastiano Alesci, architetto, dirigente sospeso dell'ufficio tecnico comunale di Licata, ritenuto dagli inquirenti il promotore di un’associazione a delinquere in grado di pilotare le gare pubbliche. Nei suoi confronti una nuova misura cautelare scaturita da un'ipotesi di concussione legata stavolta alla realizzazione di un complesso turistico-alberghiero di lusso a Licata. Vicenda, quest'ultima, che vede indagata anche Maria Sitibondo, assessora al Turismo, nei confronti della quale è stato disposto l'obbligo di dimora. Alesci è accusato di avere indebitamente interferito, intimidendola, la direttrice dei lavori del progetto in questione Francesca Irene Laterra. Accertamenti, quelli effettuati dalla polizia giudiziaria, che risalgono allo scorso mese di febbraio, secondo i quali Alesci avrebbe provato ad imporre in subappalto un'impresa a lui vicina per gli impianti idraulici, sanitari e idrici. Direttrice dei lavori del progetto in questione che la Gip del tribunale di Agrigento Zampino considera vittima e parte lesa. 

Dopo che il Riesame ha dichiarato incompetente sull'indagine l'ufficio del Gip del tribunale di Agrigento, trasferendo gli atti a quello del tribunale di Palermo, sono state revocate le misure cautelari degli arresti domiciliari (e dunque tornano liberi) gli imprenditori Dino Caramazza e Luigi Sutera Sardo, quest’ultimo ex consigliere provinciale, ma anche Carmela Moscato e Federica Caramazza, rispettivamente madre e figlia.

Fin qui le ultime novità nella parte residuale dell'indagine rimasta ad Agrigento.

Ma il Riesame, oltre a pronunciarsi sulla competenza territoriale, ha anche annullato diverse ipotesi di reato nei confronti dei componenti dell’intera famiglia Caramazza e di Luigi Sutera Sardo. A partire dalla vicenda, che per la procura configurava le ipotesi di reato di corruzione e turbata libertà degli incanti, relativa al presunto appalto pilotato della strada provinciale 19 Salaparuta-Santa Margherita Belice. Bocciata inoltre l'ipotesi di corruzione da parte degli imprenditori Dino e Federica Caramazza del super dirigente Sebastiano Alesci. Così come è stata annullata – per insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza – la ricettazione dei 181 mila euro rinvenuti nell’abitazione di Carmela Moscato. Trasferimento di competenze che di fatto sta smontando l'architettura dell'inchiesta, visto che ha anche prodotto il dissequestro di 300 mila euro che, dunque, tornano nella disponibilità degli indagati. 

L’inchiesta della procura di Agrigento, guidata da Giovanni Di Leo, ha ipotizzato un sistema in grado di pilotare gli appalti pubblici attraverso mazzette e tangenti. Tra le gare oggetto di inchiesta anche la ristrutturazione dello stadio di Licata ma, soprattutto, l'appalto da 37 milioni di euro per rifare la rete idrica di Agrigento. Ricordiamo che tra gli indagati dalla procura di Agrigento c'è anche l’ex assessore regionale e attuale deputato Roberto Di Mauro e il suo segretario particolare.

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