Per Alfonso Tumbarello, accusato di essere stato
il medico consapevole del boss Matteo Messina Denaro, sono stati chiesti 18 anni di reclusione. E' accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e falso ideologico e, per i magistrati, sapeva perfettamente che le prescrizioni mediche sarebbero state per il latitante e per la cura della sua grave patologia. A chiedere la condanna il Pm della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo Gianluca De Leo.
La sentenza a carico del professionista di Campobello di Mazara è prevista per il prossimo 10 dicembre. In realtà, la sentenza è slittata già di parecchi mesi posto che il Tribunale, di volta in volta, ha chiesto ulteriori perizie e approfondimenti medico-legali. Per mesi, secondo l’accusa, Tumbarello avrebbe prescritto analisi e terapie al capomafia che utilizzava all’epoca l’identità di un reale paziente del dottore, il geometra Andrea Bonafede.
Una copertura di cui, a parere della DDA, Alfonso Tumbarello sarebbe stato perfettamente consapevole. L’indagato si è sempre difeso sostenendo di essere stato ingannato dal geometra, suo paziente, che gli aveva detto di essere malato di tumore e di aver bisogno di cure, evitando, però, di farsi vedere e visitare allo studio medico perché non voleva che si sapesse in giro della sua patologia. Il medico, appartenente alla loggia massonica Grande Oriente d'Italia, oggi sospeso per via dell'indagine in corso, attualmente è agli arresti domiciliari dopo essere stato in carcere per 8 mesi.
Per i magistrati, Tumbarello potrebbe – si legge - "aver messo a disposizione di Cosa Nostra le sue conoscenze e competenze nell'ambito sanitario". Insomma avrebbe curato il boss e, di fatto, avrebbe contribuito alla sua latitanza.
Sarebbero almeno 140 le prescrizioni mediche dubbie, finite al centro dell'inchiesta. Nell'ambito delle indagini a carico di Alfonso Tumbarello, sarebbe emerso anche come Matteo Messina Denaro avesse chiesto che venisse secretato il suo fascicolo sanitario elettronico, ossia il dossier che racconta la storia medica di ciascun cittadino e che ogni paziente può consultare e scegliere di rendere non visibile agli operatori sanitari. Il modulo, ovviamente, era a firma di Andrea Bonafede, poi condannato, alcuni mesi fa, in Appello, a sei anni di reclusione per favoreggiamento aggravato.
